Rivoli, rubano le fedi a una moribonda in ospedale

«Davvero non credevo che in un ospedale potessero succedere cose del genere. Come si fa a derubare un’anziana, moribonda e non più in grado di difendersi, con i familiari che attendono notizie in corsia, dietro a una porta? Così mia madre è morta due volte». Quando Gabriella Ravazzolo si è sentita dire che non doveva disturbare la madre, in coma da ore al pronto soccorso di Rivoli (Torino) — scrive La Stampa — all’inizio non ha capito il senso di quella frase. «Ma l’operatrice sanitaria ha ripetuto il concetto: non deve essere spostata, deve restare com’è, non toccate la coperta». Lei, però, ha disobbedito. E, come qualsiasi figlia al cospetto di un genitore che sta per mancare, le ha accarezzato la testa, ha iniziato a parlarle e le ha preso la mano per accarezzarla. «Il suo indice era come scorticato. Le fedi, la sua e quella di sua madre, non c’erano più. Ho guardato mia figlia, ma dai suoi occhi ho capito che non era stata lei a sfilargliele. Era stato qualcun’altro, in quei pochi minuti che ci è stato chiesto di allontanarci per spostare la lettiga nella stanza. Lì dentro c’erano solo la Oss e un’infermiera, nessun altro». E’ accaduto al Pronto soccorso di Rivoli. Giulia Bassi, 88 anni, viene ricoverata la notte tra il 27 e il 28 giugno scorso. Da tempo lotta con un carcinoma e nella sua casa, a Collegno, assistita dai familiari, ha una crisi respiratoria. «I medici ci hanno subito spiegato che per lei non c’era più niente da fare. Questione di ore», dice Gabriella. Sua madre, infatti, muore alle 23,50 di martedì 28. Quel che indigna i suoi familiari, però, succede sette ore prima. Quando alla pensionata viene trovato un posto riservato, tra le stanze di degenza. «Pensavamo volessero visitarla e lavarla – spiega la figlia – Invece, quando l’abbiamo rivista, era nella stessa posizione di prima, solo con quel maledetto lenzuolo tirato sopra le braccia». Scoperto il furto, i presenti hanno chiesto spiegazioni all’operatrice, che ha negato ogni responsabilità: «Ha detto che, se insistevamo, ci avrebbe denunciati. Poi è scoppiata in lacrime». È stato lo stesso personale medico a consigliare di chiamare i carabinieri. I militari hanno immediatamente interrogato la Oss, la sua responsabile e l’infermiera. Hanno ispezionato i loro armadietti, le borse e sequestrato i cestini della spazzatura nella stanza: nessuna traccia delle fedi. Gli atti dell’indagine sono stati trasferiti in Procura.

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